Oggi, 28 marzo, in tutto il mondo si celebra la giornata della consapevolezza dell'endometriosi, il nemico nascosto delle donne. Sottolineo nascosto perché spesso le donne affette raccontano che il loro è un dolore senza ascolto e sottovalutato da parte degli altri. L'endometriosi non solo sovverte l'anatomia degli organi, ma colpisce l'indennità femminile in tutte le sue dimensioni (1).
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Si tratta di una patologia infiammatoria cronica subdola, caratterizzata dalla presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente l'interno della cavità uterina, all'esterno dell'utero (2). Colpisce il 10-15% delle donne in età fertile con altissimi costi sociali (3). Il tempo medio per la diagnosi medica è molto lungo, con un ritardo di circa 7-10 anni dalla comparsa dei primi sintomi.
Le donne che soffrono di endometriosi lamentano principalmente dolore pelvico cronico, dismenorrea e dispareunia; a volte accompagnate da proctorragia, ematuria e dolore lombare e/o lungo l'arto inferiore. Il dolore può essere cronico o acuto, ma generalmente i sintomi si aggravano durante il periodo mestruale. L'endometriosi può anche essere causa di infertilità (30-50% dei casi).
L'osteopatia si inserisce, parallelamente alla terapia farmacologica e chirurgica, principalmente nella gestione del dolore: l'OMT non si prefigge infatti di guarire la paziente dalla patologia, ma di alleviare o risolvere le varie manifestazioni cliniche, spesso invalidanti (4). La valutazione e il trattamento osteopatico di una disfunzione somatica e dei dolori che ne conseguono rende vantaggiosa l'integrazione dell'approccio manipolativo adiuvante nel trattamento delle condizioni di pazienti con problemi ginecologici cronici. Un numero significativo di queste pazienti riferisce infatti come principale disturbo dolore a livello della pelvi e della colonna vertebrale (5). Alla base di questa sintomatologia algico-disfunzionale si osservano riflessi viscero-somatici che coinvolgono i segmenti spinali deputati all'innervazione del sito della patologia. Risulta fondamentale perciò la connessione diretta tra visceri, la struttura muscolo scheletrica e il sistema nervoso. Normalizzando la struttura si possono fornire le corrette informazioni neurologiche al sistema: per questo motivo è importante mantenere il più possibile mobile la colonna vertebrale, il principale centro di smistamento dei segnali nocicettivi (6).
Deve inoltre essere preservata anche la mobilità del bacino per permettere un efficiente apporto di sangue e di fluidi, che come conseguenza limiterà la formazione di aderenze. Queste aderenze, quando presenti, provocano un'irritazione costante delle strutture circostanti che può portare all'allodinia (risposta nocicettiva suscitata da uno stimolo che normalmente non è in grado di provocare una sensazione dolorosa) e alla strutturazione di una memoria del dolore (ciò spiegherebbe il gran numero di recidive post operatorie). Proprio nell'ambito delle aderenze e durante il periodo post chirurgico sarebbe positivo il trattamento delle cicatrici prendendo in considerazione i metameri corrispondenti dell'area cutanea innervata (7).
In conclusione, il trattamento manipolativo osteopatico sembra essere anche associato alla riduzione di sostanze pro-infiammatorie, punto a favore per il mantenimento di una buona qualità della vita nonostante la presenza della malattia (8).
Il management di una patologia così complessa deve comunque comprendere un approccio multidisciplinare (ginecologo, psicologo, nutrizionista, osteopata, ecc...) alla paziente e alla patologia.
Nei grafici sottostanti è possibile osservare i risultati statisticamente significativi e incoraggianti ottenuti nel corso del mio progetto di tesi dal titolo: La terapia manipolativa osteopatica nella gestione dei sintomi, della qualità della vita e della salute nelle donne affette da endometriosi. Studio pilota randomizzato e controllato.
Le pazienti che hanno preso parte allo studio sono state divise in due gruppi: un gruppo studio e un gruppo controllo. Il primo ha ricevuto la terapia convenzionale in atto in aggiunta al trattamento manipolativo osteopatico, mentre il secondo ha proseguito la terapia medica e ha preso parte solo ai momenti di valutazione per monitorare l'andamento della patologia.
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Il profilo di salute dell'endometriosi (EHP30) è un'autovalutazione del paziente correlato alla qualità della vita utilizzato per misurare l'ampia gamma di effetti che l'endometriosi può avere sulla quotidianità. Il valore 0 rappresenta lo stato di salute migliore mentre il valore 100 lo stato di salute peggiore.
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Un ringraziamento speciale alle pazienti della mia tesi, donne forti, che mi hanno fatto crescere come donna e come terapeuta.
Testo e grafici di Rebecca Angaramo, Osteopata D.O. M.Roi
Immagine di Andrea Cimmarusti, Osteopata D.O. M.Roi
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