Da 2 settimane si è ormai concluso il Giro d'Italia che ha visto come scenario anche i nostri territori. Scrivo da 2 settimane non erroneamente in quanto in questo strano 2020 tutto è stato spostato ad ottobre.
Il Giro d'Italia è una delle manifestazioni sportive di maggior prestigio del nostro Paese, la cui storia affonda le radici in un passato in cui il ciclismo era il vero sport nazionale, più importante persino del calcio!
"La bicicletta insegna cos'è la fatica, cosa significa salire e scendere - non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri - insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi ".
Nella foto qui sotto potete vedere il passaggio dei corridori nel centro del piccolo paese in cui abito, il momento in cui Marene saluta il giro.
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In letteratura esistono studi epidemiologici significativi che indagano sulle lesioni non traumatiche nel ciclismo. I rischi più comuni associati all’esercizio fisico sono le lesioni muscolo-scheletriche causate da movimenti continui e ripetitivi a carico delle articolazioni e dei tessuti molli.
CAMPIONE
Questo significativo studio epidemiologico "An epidemiological analysis of overuse injuries among recreational cyclist" indaga 518 ciclisti amatoriali. L’età media dei ciclisti amatori maschi che hanno risposto è di 40,4 anni, con un peso medio di 77,7 kg e una altezza media di 178 centimetri. L’età media delle cicliste femmine è di 36,6 anni, con un peso medio di 60,8 kg e una altezza media di 166 centimetri.
SCALE
Il questionario prende in considerazione 3 punti:
Dati demografici come età, sesso, altezza, peso, dieta, fumo.
Caratteristiche di formazione del ciclista come anni di pratica del ciclismo, metodiche di riscaldamento, metodiche di defaticamento, frequenza degli allenamenti, pratica di altri sport, informazioni sulla bicicletta (numero di rapporti, tipo dei pedali, tipo di sella).
Storia di lesioni traumatiche e non-traumatiche legate all’utilizzo della bicicletta.
RISULTATI
Le sedi anatomiche più comuni per le lesioni non-traumatiche sono state il rachide cervicale (48,8%) e il rachide lombare (30,3%).
DISCUSSIONI
Possiamo affermare che il ciclismo può essere considerato uno sport a rischio di lombalgia. Sull’eziologia i ricercatori concordano sulla posizione assunta dal ciclista sulla bicicletta che porta ad un annullamento della lordosi lombare, che può arrivare fino all’inversione della curva. Se controlliamo i dati relativi alla lombalgia, che risulta avere una prevalenza del 30,3%, questa ricerca epidemiologica ha dimostrato che l’aumento della distanza percorsa in bicicletta alla settimana è il fattore più comune associato con il rischio di lombalgia.
Il numero delle lesioni non-traumatiche cala in relazione agli anni di pratica dei soggetti. Se il ciclista è esperto ha minor probabilità di incorrere in una lesione. Weiss lo ha definito effetto training.
CONSIDERAZIONI
Chilometri a settimana percorsi → aumenta la probabilità di lombalgia
Anni di pratica di ciclismo → cala il numero di lesioni non-traumatiche
Maggiore è il tempo dedicato allo stretching e minore è il rischio di avere lesioni non-traumatiche
L'osteopatia è un aiuto valido per i disturbi della colonna vertebrale, dopo aver identificato la causa del dolore tramite un'attenta raccolta dati e un'approfondita valutazione, è possibile impostare il percorso terapeutico più idoneo. Lo sportivo avrà così la sicurezza di poter affrontare tutte le sfide al massimo delle proprie potenzialità, ottimizzando così le prestazioni e risolvendo i problemi di natura funzionale.
Link all'articolo su PubMed: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7649713/
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Testo di Rebecca Angaramo, Osteopata D.O.m.R.O.I.
Citazione di Ivan Basso, ex ciclista professionista su strada italiano.
Foto della Consulta Giovani di Marene.
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