Questa serie di post, individuati dall'hashtag #artiColazioni, ha l'obiettivo di avvicinare anche i "non addetti ai lavori" alla lettura di articoli scientifici. Questi ultimi devono rappresentare un mezzo di informazione non di nicchia, ma accessibile a chiunque abbia la curiosità di consultare le fonti del sapere scientifico. E allora che cosa c'è di meglio di un articolo a colazione?
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Probabilmente non è la prima cosa che si racconta quando ci si presenta, ma circa il 15% della popolazione convive ogni giorno con una compagna di vita ingombrante e invalidante: la sindrome del colon irritabile (irritable bowel syndrome o IBS).
L’IBS viene diagnosticata a partire dalla presenza cronica di disturbi assai diffusi: dolore, gonfiore e disagio addominale associati a cambiamenti nell’alvo (urgenza o aumento della velocità del transito intestinale); un tale corredo di sintomi può limitare notevolmente le attività quotidiane del paziente, riducendone la qualità della vita.
La causa della sindrome del colon irritabile non è ancora chiara, così come la terapia più efficace da mettere in atto: il cibo, lo stato di infiammazione generale, la flora batterica e lo stress sono tra i possibili fattori che influenzano l’andamento della patologia. Ma quali interventi si sono dimostrati efficaci? Tra gli approcci medici tradizionali, solo i farmaci antispastici e antidepressivi e le terapie psicologiche hanno portato benefici scientificamente dimostrati ai pazienti affetti da IBS.
Esiste un’alternativa tra le medicine complementari? Questa è la domanda a cui il gruppo di ricercatori tedeschi e australiani guidato da Axel Müller ha provato a rispondere, nel 2014, con la revisione sistematica intitolata “Efficacia della terapia manipolativa osteopatica nella gestione dei sintomi della sindrome del colon irritabile”.
Sebbene la ricerca sull’argomento necessiti di ulteriori approfondimenti, i risultati di Müller sono molto incoraggianti: i pazienti con sindrome del colon irritabile trattati osteopaticamente in aggiunta alla terapia medica presentavano una riduzione del dolore e della sensibilità del colon alla distensione, rispetto ai pazienti del gruppo di controllo.
Com’è stato possibile? Magia? No, come ripeteva A. T. Still, padre fondatore dell’osteopatia: anatomia, anatomia, anatomia!
Nella pratica osteopatica, si ritiene che la perdita di mobilità vada a inficiare i meccanismi di auto-regolazione del corpo: nei pazienti con IBS, la manipolazione può aiutare a normalizzare la circolazione sanguigna e linfatica degli organi addominali e a ripristinare l’equilibrio neurovegetativo, restituendo mobilità ed elasticità alle strutture viscerali e peritoneali (ovvero i legamenti di sostegno dei visceri stessi). Favorendo il drenaggio delle scorie si riduce l’infiammazione dei tessuti e gli organi, più liberi nel loro movimento, trasmettono al cervello meno informazioni dolorifiche.
Il miglioramento che deriva dal trattamento manipolativo osteopatico è particolarmente apprezzabile nella gestione di una patologia cronica come la sindrome del colon irritabile, dove ogni piccolo passo verso una ritrovata “normalità” rappresenta un felice traguardo per il paziente e per il terapista.
Link all'articolo su The Journal of the American Osteopathic Association (JAOA): https://jaoa.org/article.aspx?articleid=2094816
Testo: Valeria Milanesio, Osteopata D.O.m.R.O.I.
Immagine: Andrea Cimmarusti, Osteopata D.O.m.R.O.I.
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